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martedì 23 febbraio 2010

[EFFICIENZA] Prevenire è meglio che curare

Sai quali sono dei buoni consigli sul vivere quotidiano per diminuire le probabilità che insorga un tumore?



David Servan-Schreiber (Neuilly-sur-Seine, 21 aprile 1961) è uno psichiatra e ricercatore scientifico francese, che ha lavorato a lungo negli Stati Uniti. È condirettore del laboratorio clinico di Neuroscienze Cognitive presso l'Università di Pittsburgh, dove esercita anche come psichiatra.
Dunque un medico con una solida formazione tradizionale, che un giorno ha scoperto di avere un tumore.

“Tutti abbiamo un cancro che dorme nascosto dentro di noi. Come ogni organismo vivente, infatti, il corpo umano fabbrica in continuazione cellule difettose, ed è così che nascono le neoplasie. Il nostro organismo è però dotato di vari sistemi che gli permettono di individuarle e contenerle”, scrive. Sono questi i meccanismi che bisogna potenziare… Ed è possibile farlo, agendo sullo stile di vita.
Per esempio, sapevi che i tumori più diffusi da noi, quelli al seno, al colon o alla prostata, in Asia sono da sette a sessanta volta meno frequenti? Però se si fa l’autopsia degli asiatici morti per cause diverse dal cancro si riscontrano altrettante microlesioni alla prostata che negli occidentali: nello stile di vita degli asiatici c’è dunque qualcosa che impedisce al tumore di svilupparsi.
Per contro, fra i giapponesi residenti in Occidente l’incidenza delle neoplasie raggiunge livelli pari ai nostri nel giro di una o due generazioni: nel nostro modo di vivere c’è qualcosa che non aiuta l’organismo a difendersi…

In effetti, spiega Servan Schreiber, spesso accettiamo passivamente delle false certezze scientifiche che ci tolgono la capacità di disinnescare lo sviluppo dei tumori.
Tutte le ricerche concordano: la genetica contribuisce alla mortalità per cancro in ragione del 15% al massimo.

1) Combattere gli stati infiammatori.
Un cancro su sei è legato a uno stato infiammatorio cronico. Semplificando molto, possiamo dire che la risposta infiammatoria, che di per sé è una delle naturali forze di auto-guarigione dell’organismo, quando si cronicizza viene in qualche modo “usata” dal cancro a suo favore.
Ne consegue che combattere gli stati infiammatori (non trascurando le piccole patologie, usando le medicine dolci, praticando l’esercizio fisico, e prendendosi cura delle emozioni, perché anche lo stress e la collera sono dei potenti concimi per l’infiammazione) fa parte dei comportamenti preventivi.

2) Fare attenzione all’alimentazione
Tutti ne parlano, ma perché è così importante? Semplice: i nostri cromosomi si sono formati centinaia e centinaia di migliaia di anni fa, quando i nostri antenati erano cacciatori e raccoglitori.
Nonostante sia passato tanto tempo, i geni si sono evoluti pochissimo. La nostra fisiologia si attende una alimentazione simile a quella dell’era in cui vivevamo di caccia e raccolta: frutta e verdura in abbondanza, ogni tanto uova o carne di animali cresciuti liberamente, un perfetto equilibrio tra acidi grassi essenziali omega 3 e omega 6, pochissimo zucchero (il solo dolcificante era il miele) e poca farina… La nostra alimentazione occidentale, ben diversa, crea invece un terreno favorevole agli squilibri e al tumore.
Prendiamo per esempio il nostro consumo abnorme di zucchero. Questo alimento, dice Servan-Schreiber, è letteralmente cibo per il cancro: il premio Nobel per la medicina Otto Heinrich Warburg ha scoperto che il metabolismo dei tumori maligni dipende in gran parte dal loro consumo di glucosio, la forma che assume lo zucchero nel nostro organismo una volta digerito.
Inoltre, zucchero e farine bianche stimolano il rilascio di insulina e di un’altra molecola, detta IGF (Insulin-like Growth Factor-I) che ha la proprietà di stimolare la crescita cellulare (anche quella dei tumori) e aumenta la capacità delle cellule tumorali di invadere i tessuti vicini, e dà una sferzata ai fattori di infiammazione.
Innumerevoli studi puntano l’indice nella stessa direzione: chi vuole fare prevenzione deve limitare drasticamente il consumo di zucchero raffinato e di farine bianche.
In pratica: imparare a bere il caffé senza zucchero, consumare il dolce non più di due o tre volte alla settimana (e non da solo, perché la presenza di altri alimenti ritarda l’assimilazione dello zucchero), sostituire il riso bianco con quello integrale, basmati o thailandese, (che hanno indici glicemici meno elevati), e buttarsi su pasta e cereali integrali, frutta (non c’è limite al consumo, purché non sia spolverizzata di zucchero) e verdura (ricca di composti fitochimici in grado di contrastare la progressione del cancro). No a margarine e grassi idrogenati, sì all’olio di oliva.
Per quanto riguarda carne e latte, c’è da dire che questi alimenti sono diventati pericolosi soprattutto grazie al tipo di alimentazione e di stimolazione ormonale cui sono sottoposti gli animali: carne e latte provenienti da allevamenti biologici presentano rischi molto minori.
In ogni caso, chi non vuole diventare vegetariano (un’ottima idea, secondo Umberto Veronesi) dovrebbe almeno imparare a invertire le proporzioni degli alimenti: non più una bistecca con qualche foglia di insalata, tanta verdura con qualche strisciolina di carne, possibilmente non tutti i giorni (come fanno gli orientali).
Via libera a frutta e verdura: se sono biologiche è meglio, ma comunque molti studi hanno dimostrato che i vegetali trasmettono meno inquinanti degli animali (che accumulano nella massa grassa i pesticidi dell’erba che brucano).
Inoltre, sottolinea Servan-Schreiber, i benefici dei composti fitochimici anticancro dei vegetali controbilanciano il rischio rappresentato dai pesticidi (in ogni caso, lava bene la verdura e sbuccia la frutta).
Potenti alleati anticancro? Cipolla, aglio, crocifere (ovvero cavoli, cavolini, broccoli, verze…), pomodori, the verde, curcuma, frutti di bosco, spezie ed erbe come timo, maggiorana basilico e rosmarino…

3) Comprendere e superare le ferite della psiche
Nel mondo scientifico non ci sono certezze definitive, ma ormai sono molti i medici che si interessano a come la condizione psicologica influisca sui meccanismi che alimentano questa malattia.
Molti psicoterapeuti che hanno lavorato con i malati di cancro hanno coniato per loro la definizione di “personalità di tipo C” (in contrapposizione alla personalità di tipo A, aggressiva e impaziente, spesso riscontrabile nei cardiopatici).
Sembrano più esposte le persone che, a torto o a ragione, non si sono sentite pienamente accettate nell’infanzia, si sono sentite fragili e vulnerabili, hanno ricevuto pochi incoraggiamenti e, per farsi amare, hanno deciso di adeguarsi il più possibile alle aspettative altrui, anziché seguire le proprie inclinazioni. (DEPRESSIONE, FRUSTRAZIONE, ANSIA, INFELICI, APATICI, PIGRI)
Sono individui che si lasciano andare raramente alla collera, diventano adulti “tanto gentili”, “sempre pronti ad aiutare gli altri, “dei santi”.
Per tutelare quella sicurezza emotiva che loro sfugge, si gettano a capofitto in un solo aspetto della vita – il lavoro, il matrimonio o i figli. Quando poi questo investimento totale entra in crisi, magari per un licenziamento, un divorzio, il pensionamento, ecc., ecco che il dolore vissuto nell’infanzia rialza la testa.
Ti sei riconosciuto in questo ritratto? Niente panico: questo deve solo motivarti a fare qualcosa in più per te stesso. La via è semplice: cerca di ritrovare il contatto con le tue emozioni, impara a sentirle e a esprimerle.
Se hai subito un trauma o un grosso dispiacere cerca di rielaborarlo con l’aiuto di qualcuno, non tenerti tutto dentro.
Provi un sentimento di impotenza? Probabilmente è una falsa percezione: da bambino sì che non potevi far nulla per difenderti, ora che sei adulto ci sono mille modi per reagire alle avversità.
Anche se non hai soldi per una psicoterapia, fai qualche seduta di counseling (anche nel servizio pubblico) o unisciti a un gruppo gratuito di auto-aiuto per elaborare i tuoi traumi e riprendere una vita più felice, oltre che più sana.
E in ogni caso (il consiglio è valido per tutti, che abbiano una personalità C o no) cerca il contatto con te stesso, impara a conoscere le tue emozioni: basta scrivere un diario, o fare pochi minuti di meditazione (o preghiera) al giorno (che riducono anche un altro fattore di rischio, ovvero lo stress). E’ una semplice pratica di vita, che però può fare tantissimo per la tua salute.
Infine, non farti sopraffare dal senso del dovere: inserisci nella tua giornata, il più possibile, attività e rapporti che ti diano gioia: è la migliore prevenzione.

4) Fare attività fisica
Infine il movimento. Non è necessario praticare uno sport estremo, bastano semplici passeggiate. I numeri parlano chiaro: le donne che camminano cinquanta minuti al giorno, cinque volte alla settimana, hanno due volte in meno il rischio di ricaduta dopo un cancro al seno. Non si tratta di andare in palestra tre ore al giorno, ma di fare in modo che l’attività fisica entri a far parte integrante della tua vita.

5) Evitare naturalmente ogni sostanza che chimicamente o fisicamente danneggi il proprio corpo (fumo, droga, alcool eccessivo, superalcolici, stile di vita disordinato, stress, nervosismo, uso intensivo del cellulare senza cuffie, ambiente casalingo o di lavoro pericoloso...)

Autore: Lorenza Perrotta
Fonte: http://www.vitafelice.it/anti-cancro-4-mosse-vincenti.html
Approfondimenti: Maggiori info su David Servan Schreiber

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